Sono stata bocciata. Precisamente, sono stata bocciata all’esame di stato. Mi sono sentita come se avessi perso la mia partita più importante, davanti agli occhi di tutti. Una sorta di fallimento pubblico che mi ha fatto credere che tutta la fatica, i sacrifici e i mesi di preparazione fossero stati vani.
Mi ero preparata davvero tanto per ottenere l’abilitazione da architetto. Ho messo in gioco ogni energia, ogni ora di studio. Ma, come spesso accade, la realtà non è sempre quella che immaginiamo.
Il risultato di quell’esame non è stato solo un’opportunità mancata: mi ha costretta a confrontarmi con un sistema che sembrava prediligere “altri” percorsi, altre strade, altre persone. Quelli che, nonostante avessero meno merito, riuscivano a “passare” grazie a dinamiche che poco avevano a che fare con il valore reale, ma molto con le “spintarelle”. Già.
In quel momento, avrei potuto scegliere la strada facile: arrendermi, accontentarmi di quel fallimento e lasciare che fosse il destino a decidere la mia carriera. Ma io, testarda come sono, non mi sono data per vinta. Avevo la consapevolezza che avevo dato il massimo, che avevo studiato con impegno, e che, a prescindere dal risultato immediato, stavo costruendo la mia identità professionale in modo autentico, senza scendere a compromessi.
Ero orgogliosa di quello che ero, di come mi stavo creando come persona e come professionista, proprio grazie a quel fallimento. Nonostante fosse difficile da accettare, sapevo che il mio percorso era stato, e sarebbe stato, quello giusto.
Non avevo bisogno di scorciatoie, non avevo bisogno di “spintarelle” per arrivare dove volevo. Perché quelle non erano mai state le mie regole, e mai lo sarebbero state. Le detesto. Non importa quanto potesse sembrare difficile, ero pronta a continuare a correre, con il mio passo, e a credere che alla fine il mio impegno e la mia integrità avrebbero prevalso.
Sei mesi dopo ho ripetuto l’esame. E questa volta, l’ho superato. Ero fiera di farcela, e ancora oggi sono orgogliosa di aver preso quella strada, una strada fatta di sacrifici e di ostacoli, ma anche di orgoglio e di soddisfazione.
In quell’occasione ho conosciuto una parte di me che non avrei mai voluto cambiare: quella che non cede alle pressioni esterne e che trova la sua forza nei valori in cui crede. E so che non sono sola. Fuori ci sono tanti professionisti, che lottano per arrivare in cima senza compromessi, che raggiungono traguardi straordinari, tanto inaspettati quanto meritati.
Persone che non perdono di vista i propri principi, che agiscono con integrità e che, nonostante tutto, non mollano mai.
Sarebbe stato facile arrendersi, cercare scorciatoie, o addirittura rinunciare alla propria corsa. Ma sarebbe stato ancora peggio rinunciare a quella corsa.
Ti è piaciuto questo articolo?
Sono Valentina Gherardi e mi occupo di Strategia Personal Branding: metto in luce la tua identità professionale, definisco messaggio, strategia, e percorso operarivo per farti acquisire autorevolezza e giusto posizionamento nel tuo settore. Se vuoi entrare in contatto con me e farmi qualche domanda sul personal branding, scrivimi quì!