In questi ultimi mesi ho notato come molti professionisti che si avvicinano al Personal Branding hanno sempre più spesso fretta. Non nego che inizialmente mi ci è voluto un po’ per mettere a fuoco il problema ma alla fine penso di essere riuscita ad individuare tre ragioni principali:
- La prima è avere la convinzione che il Personal Branding sia la cura a tutti i mali. Eh quì purtroppo la responsabilità è di coloro promettono risultati da 7kg in 7 giorni. Eh no, mi dispiace. Non basta farsi una bella foto, aggiungere contatti a raffica e pubblicare 4 post chissà quando, chissà dove e chissà come per far arrivare gli agognati clienti;
- La seconda è che si arriva al Personal Branding perchè si ha l’urgenza di dover cambiare strada;
- La terza è considerare erroneamente, il mondo online come un emisfero parallelo, più rapido, scollegato dalla vita reale.
E da questo terzo punto sorge la mia domanda spontanea:
Perché in quella che definiamo vita reale predichiamo che ci vogliono anni per costruirsi un nome, mentre online pretendiamo di diventare calamite di opportunità nel giro di qualche settimana?
Il Personal Branding non è una gara ai 200 metri piani.
Ripeto spesso durante i miei corsi che è impossibile vincere una maratona senza un continuo e costante allenamento e, la stessa cosa, vale per la costruzione del proprio brand personale. Se non hai pazienza ed intenzione di dedicare tempo ed energie a questo lavoro, perché è un vero e proprio lavoro, lascia perdere. Se non vuoi, il Personal Branding non fa per te. Butteresti solo i tuoi soldi.
Come racconta Mark Schaefer, esperto di Business e membro della Rutgers University, il segreto di chi arriva ad ottenere risultati sta proprio nella capacità di non avere fretta, ma di pianificare la propria strategia, studiare, informarsi, rispettare i tempi ed i modi. Ciò ti eviterà una cosa tanto semplice quanto essenziale: incappare in errori grossolani.
Vuoi qualche esempio?
Messaggi impersonali da venditore porta a porta, email spam, contenuti fuori contesto, target sbagliato, perdita di credibilità.
Ci vuole tempo. E di quanto tempo staremmo parlando? Eviterò di scrivere “dipende” e ti dirò quello che dico ai miei clienti: per vedere i primi risultati devi prendere in considerazione un periodo che varia tra i 6 ed i 12 mesi. Se per te questo vuol dire troppo tempo, ribadisco il mio invito: lascia stare. Vorrei solo metterti in guardia da chi ti promette di svoltare la carriera ottenendo risultati prodigiosi in poche settimane: ti sta vendendo tanti tanti kili di niente.
Pippone terminato. Concentriamoci sui risultati e su come poterli ottenere.
I 3 tempi
Per iniziare a vedere dei risultati in un’attività Personal Branding bisogna aver chiaro l’obiettivo e la strada in cui impegnarsi. Ecco le tempistiche che ho individuato in quest’ultimo anno di consulenza e formazione per poter vedere dei risultati.
1° Tempo: Comprensione e Consapevolezza
Il primo tempo, quello da dedicare alla comprensione e consapevolezza di tutte le competenze, caratteristiche, qualità ed obiettivi del professionista definisce la strategia più adeguata. Questa è la parte che richiede il maggior sforzo da parte tua perchè inevitabilmente sarai portato ad uscire dalla tua zona di confort, andando a toccare aree della tua personalità che forse prima di oggi davi per scontato o nemmeno immaginavi di possedere. Emergeranno aspetti in cui hai sempre creduto e verranno alla luce anche delle carenze.
Con tutta probabilità a questo punto potrebbe arrivare il primo blocco e il primo scontro tra di noi. Ma la consulenza è anche questa ed è bene che tu lo sappia fin dall’inizio. Trovarsi faccia a faccia con le proprie convinzioni non è facile. C’è chi dice di aver paura di esporsi, chi di non aver nulla di speciale da raccontare, chi di non aver tempo da dedicare alla comunicazione. Di paure e scuse ne sento tante.
La comprensione e la condivisione di queste è la chiave per togliere il blocco ed accendere il motore del tuo brand.
2° Tempo: Analisi e Strategia
Nel secondo tempo si passa alla fase analitica-strategica. Questa è strettamente correlata alla prima e deve essere continuamente aggiornata e revisionata. Da qui scaturisce la direzione da seguire nel terzo tempo, quello dedicato all’operatività. Attraverso l’analisi delle tue competenze nonché delle attitudini e degli argomenti di tuo interesse personale, arriverai a definire il mercato in cui affermarti ed il pubblico a cui vuoi rivolgerti. Il mio spassionato invito in questo secondo tempo è: s c r i v i!
Evita di tenerti le cose in mente e trascrivile su un foglio o meglio ancora su un canvas. Ti consiglio di scaricare gratuitamente il Toolkit di Luigi Centenaro, pioniere ed ideatore del Personal Branding Canvas.
3° Tempo: Attuazione Operativa
Il terzo tempo è la naturale conseguenza di un lavoro ben fatto nelle due precedenti fasi. E’ ciò che mi piace definire: mettere attivamente le mani in pasta.
Anche questa fase ha il suo bel peso, all’interno di un percorso orientato al personal branding e quì il tasso di abbandono si innalza notevolmente. Come scrivere contenuti, trovare il modo giusto di esporli ed interagire con il proprio pubblico non è un processo immediato. Il mio consiglio, condivisibile o no da altri colleghi, è buttarsi e fare dei test. Quello che può aiutarti davvero è essere costante nel tuo esercizio per poter affinare, nel tempo, la tua personale tecnica.
Sviluppare un proprio brand personale potrebbe sembrare qualcosa di travolgente, ma non è così. Bisogna essere consapevoli delle proprie energie e chiari su ciò per cui si vuol essere riconosciuti. Dovrai trovare il tuo spazio e questo, è più difficile di quanto sembri… Fai zag quando gli altri fanno zig, ricordi?